Palagonia

(prov. di Catania; 200 mt di altezza, 16.450 abitanti circa)

L’abitato ha una fondazione di età medievale quando, per il suo insediamento, è scelto un poggio collinare alle pendici del Monte Croce a controllo della vasta pianura sottostante, attraversata dal fiume Margi e popolata in larga parte da agrumeti di arance rosse.
Il toponimo risale probabilmente all’età greca ed è presumibilmente correlato al vicino sito archeologico di Palikè, presso Poggio Rocchicella, e al racconto mitologico dei gemelli Palici, le divinità ctonie che Ovidio e Virgilio raccontano nate dal vicino laghetto vulcanico di Naftia.
Insediamenti abitativi si fanno risalire al V a.C. con il re siculo Ducezio, e, in età medievale, ai normanni con il Conte Ruggero che ha attribuito ai vescovi siracusani la giurisdizione del feudo di Palagonia. Passa in seguito sotto il controllo di numerose famiglie nobiliari e infine ai Gravina Cruyllas, per volere del re spagnolo Filippo IV che assegna il titolo di Principe di Palagonia a Ludovico Gravina, per un governo del feudo da parte della famiglia durato quattro secoli fino al 1854.
Testimonianze architettoniche importanti sono la Chiesa del Convento, interessanti palazzi civili dell’ottocento e del primo novecento, la Basilica paleocristiana dedicata a S. Giovanni, la piccola basilica rupestre bizantina, con interessanti affreschi alle pareti, conosciuta come l’eremo di Santa Febronia, la patrona di Palagonia, situato alla periferia dell’abitato. Ogni anno, alla fine dicembre, l’eremo si trasforma nello scenario suggestivo di un presepe vivente, dove la grotta della Natività viene realizzata all’interno della grotta della Santa, in cima a un pendio da cui si distende la ricostruzione di un tipico villaggio rurale siciliano.
Alla devozione della Santa è legata la grande festa che si celebra in suo onore nell’ultima settimana di giugno che, a sua volta, si correla in gennaio alla Festa del Patrocinio. La festa di fine giugno, in particolare, registra una sequenza di eventi spettacolari che prendono avvio con la “Spaccata ‘o Pignu”, l’ingresso in paradiso di Febronia, e prosegue con la benedizione degli abiti votivi, il taglio del nastro, la grande processione del fercolo della “santuzza” lungo le strade di Palagonia fino a notte e infine il pellegrinaggio che si conclude all’eremo rupestre. Viene realizzato del cibo devozionale legato al culto di Febronia in concomitanza con lo svolgersi delle feste religiose in suo onore, in particolare la confezione di due pani votivi realizzati con grani siciliani. Il primo in forma di mano scura a evocare quella della reliquia di Febronia, il secondo in forma di gallo, per celebrare il ritorno della luce e il risveglio della natura.
I martedì di settembre si realizzano i pellegrinaggi delle “verginelle” che preludono all’evento dell’ultimo martedì di settembre quando si svolge la processione della reliquia della Santa fuori dalla cittadina, che avviene per benedire i campi e propiziare sotto i migliori auspici l’avvio del nuovo ciclo della produzione agricola.

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PH. Paolo Barone

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